MOSTRICCI OF SOUND

La loro, in un panorama mutevole come quello del clubbing, è una curiosa storia di longevità e stakanovismo. Poco dj tradizionali e molto selezionatori, i due Mostricci Of Sound riempiono all’inverosimile ogni martedì notte lo storico Giancarlo, ininterrottamente da quasi tre anni. Ma ininterrottamente sul serio: caschi il mondo, al mixer più famoso dei Murazzi ci sono sempre Alessio e Stefano detto il Tigre. E se Ferragosto cade proprio di martedì, loro colgono entusiasti l’occasione per stabilire questo bizzarro primato. Con la torrenziale miscela di reggae, hip hop, anni ’80 e ‘90, elettronica e trash italiano che li ha resi un piccolo grande caso in città.

Una storia che comincia il 14 ottobre 2003…
(Tigre) Facevamo i dj a Radio Black Out e nei centri sociali, ognuno con altri suoi amici. Un giorno ci hanno presentato, ed è stato amore a prima vista.
(Alessio) Sulle scale di Palazzo Nuovo, come nelle migliori storie d’amore. Da lì non ci siamo fermati.
(T) Da Giancarlo cominciammo mettendo musica all’aperitivo. Ma alle dieci e mezza invece di finire ci allargavamo e “spingevamo” con i pezzi più movimentati… restavando fino alle tre!

Come nasce il nome?
(A) Scoprimmo che Tati, gestore di Giancarlo, non conoscendoci ancora bene ci chiamava “quei due mostricci”, e dalle foto si capisce perché… così abbiamo fatto nostro il nome, aggiungendo il resto come omaggio al Ministry Of Sound di Londra. Facciamo tutto noi, non abbiamo pr, attacchiniamo tutti i lunedì alla stessa ora, sempre con lo stesso percorso… siamo superstiziosi!
(T) Nonostante tutto non siamo mai sicuri, la proviamo ogni martedì. Abbiamo sempre paura che non venga nessuno.

Che musica suonano i Mostricci?
(T) Un insieme delle nostre passioni. Io ho sempre seguito il reggae, le prime dancehall a Torino, crew come la Tarantola. Lui rock indipendente e new wave. Io gli ho fatto sentire Stop that Train di Clint Eastwood, un dj giamaicano. Lui mi ha fatto sentire gli Smiths. Ci siamo mischiati.
(A) All’inizio eravamo più trash, tipo Toretta Style o per restare in città cose come Tristan e Andrea, o Tury. Poi abbiamo cominciato a contaminare con reggae e hip hop, e con i classici di Giancarlo che lo zoccolo duro del locale vuole, fino al minestrone attuale.

Come si svolge un martedì tipico?
(T) Il pubblico è principalmente di studenti, che possono uscire il martedì e fare mattina. C’è quindi un grosso ricambio ogni anno, soprattutto tra gli stranieri.
(A) Le prime teste si muovono verso l’una. La pista è calda dalle due fino alle sei circa.

Quando succede la cosa più clamorosa, in barba all’inquinamento…
(A) Esatto. hanno cominciato a febbraio: dieci o quindici ragazzi e ragazze spagnoli e portoghesi si sono spogliati e hanno fatto il bagno nel Po lì davanti, giocando con l’acqua, contentissimi. E con la bella stagione hanno ripetuto la cosa più volte.
(T) Poi non si sono più visti, non si sa perché…

Organizzate un martedì alle Molinette, potreste rivederli là. Un po’ di pezzi a colpo sicuro per far ballare?
(A) Messico e nuvole dei Bluebeaters, il remix drum’n’bass di Ready or Not dei Fugees.
(T) Pump it dei Black Eyed Peas, qualunque cosa del richiestissimo Sud Sound System. Ma è Enjoy the Silence dei Depeche Mode che non passa mai di moda e funziona con tutti, dagli impiegati Fiat ai punkabbestia.

Come avete visto cambiare i Murazzi in questi anni?
(A) Sono diminuite le vasche e il pubblico di passaggio. La gente oggi viene sapendo cosa va a trovare, soprattutto in un posto come Giancarlo. Dal punto di vista della sicurezza, i Murazzi hanno i loro rischi, ma fanno parte del gioco. Hanno i loro equilibri, e quelli devono rimanere. La situazione è comunque più tranquilla di quanto non sembri dagli allarmi ormai rituali dei giornali.


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