HONEST JON'S: DISCHI CHE DEVONO ESSERE FATTI

Un negozio di Ladbroke Grove, quasi sotto la Westway, verso la fine di Portobello Road. Tonnellate di jazz, reggae, soul, afro, funk e dance sugli scaffali. Una storia importante che va a ritroso fino all'era del rocksteady, quando i grandi londinesi del genere lì si ritrovavano, e fiorisce negli anni d'oro della vicinanza fra creste e dreadlock, che sempre lì fanno comunella quando non stanno scontrandosi con la polizia. Primo esercizio commerciale dell'intera città ad assumere un commesso rasta, e prima uscita ufficiale del fu Declan MacManus dopo il cambio di nome in Elvis Costello, con una firma su un assegno. Tra i clienti più affezionati anche Damon Albarn, di casa lì vicino: “È cominciato tutto con me che frequentavo il loro negozio regolarmente. Quei ragazzi sono parte della mia educazione musicale. Quando sono andato in Mali e ho registrato il disco con alcuni dei musicisti ai quali loro stessi mi avevano fatto appassionare ( Mali Music , 2002) glielo ho portato a sentire. Loro avevano in mente da anni di mettere su un'etichetta, e così siamo diventati soci.” Damon parla di Mark Ainley e Alan Scholefield, e di quella Honest Jon's Records che insieme hanno portato in pochi anni ad essere una delle più interessanti esperienze discografiche in circolazione. O detto in volgare, una delle etichette più fighe del mondo. Per la cura certosina nella realizzazione delle uscite, certo, ma soprattutto per il valore assoluto e l'eclettismo delle scelte. Lanciate in mille direzioni diverse, ma chissà come unificate da un'estetica ed un approccio comuni. Un senso di scoperta, di meraviglia, di amore puro per la musica senza alcun limite. Cosa che riesce solo ai marchi migliori.

Una trentina di album, quasi altrettanti singoli ed ep, uno spettro sonoro e culturale che è possibile illustrare solo provando a elencare alcune delle uscite. Innanzitutto la meravigliosa antologia dedicata a Moondog , musicista di strada newyorkese che fondeva in maniera unica elementi di jazz, folklore, classica e percussionismo quasi primitivo, trovando fan estasiati in Bob Dylan e Frank Zappa come in Igor Stravinsky, Charlie Parker, Lester Young, Leonard Bernstein, Philip Glass, Steve Reich, Lenny Bruce e Marlon Brando. Un grandissimo senza se e senza ma, che comincia anche grazie al disco suddetto ( The Viking of Sixth Avenue ) a raccogliere i riconoscimenti purtroppo postumi che merita. E poi: Cedric “Im” Brooks , pilastro giamaicano del sassofono, contaminatore altissimo di jazz, funk, calypso, Etiopia, reggae, Cuba e spiritualità rasta con i suoi Light Of Saba; l'immensa Candi Staton , voce afroamericana degna dei campionissimi e suono soul-funk profondo e sudista tra '60 e '70; Lagos All Routes e Lagos Chop Up , raccolte gemelle che esplorano a fondo la vivissima scena nigeriana degli anni '60, '70 e primi ‘80 senza fermarsi al solo afrobeat; l'altra coppia dedicata invece al bollente suono latino della Grande Mela, Son Cubano NYC e la nuovissima Boogaloo Pow Wow ; la serie London is the Place for Me citata nell'articolo, giunta al quarto volume e maggiore portabandiera della mission dell'etichetta; le rarità dal giro Fela firmate dai suoi musicisti Lekan Animashaun e Tunde Williams ; la ricognizione sul folk revival britannico più lirico e oscuro dei primi '70 di Never the Same , roba che Anne Briggs in confronto è Beyoncè. Ristampe innanzitutto, e di lusso. Titoli che ridefiniscono ed attualizzano il concetto di ristampa stessa, e diventano nuovi a tutti gli effetti per l'attitudine che li sottende. Ma anche cose contemporanee sul serio: il pregevole ritorno di Tony Allen con Lagos No Shaking, l' originale indie-country degli americani Lone Official , l'ipotesi di cantautorato lo-fi della francese Le Volume Courbe , il funk-blues devastante del maliano Lobi Traoré e le magie della polistrumentista sua connazionale Kokanko Sata , il caleidoscopio punk/tutto del moderni tropicalisti colombiani Las Malas Amistades . Ed è solo parte di un catalogo ancora più vasto.

Albarn era ad Algeri, ricordate? “Ho appena finito di lavorare con dei fantastici musicisti anziani della casbah. Suonano chaabi algerino, una musica che sta quasi morendo, e sono i musicisti che accompagnavano El Hajj Muhammad El Anka, il più grande musicista chaabi algerino, che creò questa musica negli anni ‘50. Ho registrato un loro album qui al conservatorio di Algeri, lo mixerò a Londra e lo faremo uscire. Sono quasi letteralmente sceso dal palco della Roundhouse e salito su un aereo poche ore dopo. Di solito con me vengono anche gli altri ragazzi, e al momento Mark è qui che gira tutti i negozi di cassette della casbah! Vogliamo fare una compilation nordafricana, tipo le due sulla Nigeria. È un processo che ci esalta: ci facciamo coinvolgere, cerchiamo di immergerci il più possibile nel posto dove siamo e di scoprirlo. Abbiamo trovato musica pazzesca che nemmeno sapevamo esistesse!” Altre novità in vista? “Un sacco! Porteremo Tony allen in Colombia a fare un disco con musicisti locali, e poi abbiamo qualche nuovo artista londinese, come Elmore Judd. Lui chiama le sue cose insect funk!” E ride. Che altro potrebbe fare, d'altronde? “ Posso decidere che voglio fare un disco ad Algeri con questi musicisti e farlo. Avere un'etichetta ti dà un'enorme libertà, e ti permette di contribuire all'educazione musicale di altre persone. Honest Jon's è fondata sull'amore per la musica, non ci sono molte aspirazioni economiche o commerciali. Semplicemente, facciamo dischi che davvero   crediamo debbano essere fatti.”

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