CARNIFULL TRIO

Un trio, ma non quello rock classico con uno figo a voce e chitarra, uno alto al basso e uno dietro che picchia. Qui si gioca di squadra per il Ritmo, in formazione atipica: batterista, percussionista e chitarrista che sporadicamente canta. Fulcro è Luka Carnifull, una delle menti dietro al fenomeno Riotmaker (l’etichetta indipendente più interessante d’Italia, grossomodo). Sua l’idea meravigliosa di sperimentare in Modamare un’ipotesi non ancora battuta nella corsa all’unione di nero e bianco: ritmi da catalogo Salsoul e chitarre da catalogo Gern Blandsten, che tradotto suona come idillio fra disco e indie al top delle possibilità.
Dicono che la prima sia fatta per portarsi a letto qualcuno. Il secondo? Anche? “Naaaah! La disco music è un’arte che la storia ha ingiustamente dipinto di orribili luoghi comuni da sciampiste di periferia, tra i quali quello che se riesci a rimorchiare qualcuno con la disco, generalmente ne condividi il sesso. Siamo qui per smentire tutto questo? Speriamo… A cosa serve l’indie-rock mescolato con la disco? Probabilmente a nulla, forse è solo una questione di gusti. E io sono il tipo a cui piace la pizza con ananas e prosciutto…”.
Ricetta? “Ho sempre amato le band che fanno ciò che non ti aspetteresti da loro. Volevo crearne una mia, così nel 2000 nacque il primo Carnifull Trio: chitarra acustica, voce, tromba e batteria. Una specie di polpettone di Tom Waits, Chet Baker, Smiths e Red House Painters. Un paio di anni e si sfaldò tutto. Ho sentito il bisogno di riaprire la questione, ma andando in altre direzioni. All’inizio eravamo chitarra, batteria e sax, ma qualcosa non tornava. Rimasti in due, abbiamo capito di dover puntare ulteriormente sul ritmo. È arrivato Jama alle percussioni, et voilà. Un annetto assieme ed eravamo pronti per Modamare”.
Un po’ di nomi che hanno influenzato questo nuovo corso? “Bill Withers, Arthur Russell, Gil Scott-Heron, Marvin Gaye, Steely Dan, My Bloody Valentine, Chic, McCoy Tyner (per seminare il panico tra gli indie-rockers aggiungerò ‘solo periodo fusion’), tutto quello che è passato dalle mani di Larry Levan. E poi le cose che mi porto dentro: Bacharach, Motorpsycho, Van Pelt, Rolling Stones e un sacco di musica elettronica. Attitudinalmente devo molto all’immaginario della commedia all’italiana dei tempi d’oro, il mescolare serio e ridicolo di Risi, Scola, Germi. E quindi Sordi, Tognazzi, Manfredi e tutta una generazione di attori e autori. Ma anche lo scrivere senza sprechi di Pontiggia e Hornby, i testi di Woody Allen, il 90% dei titoli degli standard jazz”.
Quale è la situazione ideale per mettere su un disco del Trio? “Volevo che Modamare suonasse come quei dischi che sai che puoi mettere appena sveglio come il sabato sera per darti la carica. Ero grato a tutti quei musicisti che mi avevano comunicato questo mood con i loro dischi, e volevo tentare di offrire io qualcosa del genere alla gente. Mi piace pensare che sia un disco che possa mettere di buonumore, dare energia a chi lo ascolta. E anche se questo genere di fregnaccia lo dice anche chi fa roba tipo Slipknot, avete capito cosa intendo di preciso. Io voglio DAVVERO far stare meglio chi ascolta”. Come in Cold Pizza quindi, “L’unica rivoluzione che voglio è farti stare meglio”.
Ma perchè ti chiami Luka Carnifull? “Stevie si era già fregato Wonder, così ho dovuto ripiegare”. E se diciamo “letto”, a cosa pensi? “Come direbbe zio Marvin, let's get it on”.


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